Colonna sonora originale del film di LUCRINO VISCONTI - MORTE A VENEZIA

 
 


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MORTE A VENEZIA
LATO A
GUSTAV MAHLER
LUDWIG VAN BEETHOVEN
MODESTO MUSSORGSKY
LATO B
GUSTAV MAHLER
ARMANDO GIL

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GUSTAV MAHLER 1
LUDWIG VAN BEETHOVEN 1
MODESTO MUSSORGSKY 1
GUSTAV MAHLER 2
ARMANDO GIL
 
 
LATO A
GUSTAV MAHLER Adagietto della 5a Sinfonia ed. D.P. Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia diretta dal M° Franco Mannino
LUDWIG VAN BEETHOVEN Per Elisa - ed. D.P. Pianista: Claudio Gizzi
MODESTO MUSSORGSKY Ninna nanna - ed. D.P. Soprano: Mascia Predit
 
 
LATO B
GUSTAV MAHLER Quarto tempo della 3a Sinfonia ed D.P Contralto Lucretia West Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia diretta dal M° Franco Mannino
ARMANDO GIL Canti nuovi (chi con le donne vuole aver fortuna) ed. Bideri Gruppo folkloristico
 
 

Allorché fu presentato "Il crepuscolo degli dei" non furono pochi coloro che si chiesero come mai per un simile tema Luchino Visconti non avesse fatto ricorso al commento di qualche sinfonia di Gustav Mahler, il grande compositore mitteleuropeo che la nostra generazione va tardivamente ma fervidamente
scoprendo.

Alla stregua, appunto, di quanto lo stesso Visconti aveva fatto anni addietro per "Senso", commentato con la "Romantica" di Bruckner. Poi il mistero si è
chiarito. Visconti si conservava Mahler per migliore occasione. E la migliore occasione si chiamava "Morte a Venezia": un film cui Mahler è stato chiamato a
"collaborare" non soltanto con brani sinfonici ma addirittura come modello per l'immagine del protagonista, che Thomas Mann, nel suo racconto, ideò quasi
au- tobiograficamente scrittore e nel film è invece divenuto compositore: ferme restandone le componenti psicologiche da intellettuale "decadente".

Tale trovata ci pare geniale. Il fosco e morboso senso di tragedia scosso da improvvisi guizzi d'ironia ma poi dolorosamente acquietantesi sotto l'ineluttabile ala della morte, senso che la musica di Mahler perfettamente rende con le sue ampie eppur tortuose volute architettoniche ed i suoi straziati disfacimenti ritmici e timbrici, crea in modo mirabile intorno al personaggio manniano di Aschenbach il clima di estrema dissoluzione (non dissolutezza) che gli si addice.
Aschenbach giunge a Venezia già votato ad essere distrutto, l'arte non basta più a riempire la sua vita, i suoi occhi osservano sbigottiti un mondo da cui non
sanno trarre nuovi succhi vitali.

E quale modo migliore per annunziare ciò poteva immaginarsi, se non quello splendido inizio di film, con la macchina da presa che, sollevandosi dalle tetre
acque della laguna, coglie la nera silhouette della nave in arrivo contro uno squarcio di cielo misteriosamente policromo, mentre l'Adagietto della Quinta
Sinfonia si apre nella sua frase più lancinante ?

Certo, al fraseggio sinfonico di Mahler (1860-1911) bisogna fare un po' l'orecchio. Parlo naturalmente per coloro che, anche avendo una buona conoscenza
delle musiche a cavallo tra Ottocento e Novecento, non hanno avuto molte occasioni di accostarsi a questo grande compositore a lungo considerato troppo
avanguardistico dai tradizionalisti e troppo romantico dai modernisti. In realtà, senza rompere sentimentalmente con il passato, egli spianò la via ai più liberi
linguaggi del secolo nuovo facendo esplodere (dall'interno) le tradizionali strutture armoniche e formali. Le sue Sinfonie assommano a nove, come quelle di
Beethoven, nonché di Schubert, Dvorak e Bruckner. Una decima, lasciata incompleta, è stata ricostruita di recente. Seconda, Terza e Quarta comportano
almeno un movimento cantato frammisto a quelli puramente orchestrali. L' Ottava è in fondo una cantata vera e propria, basata sulla scena finale del "Faust".
Ed è significativo che sul punto di essere incluso nel novero fu anche "Il canto della terra": un insieme di sei liriche per tenore, contralto (o baritono) e
orchestra, che, sinfonia o non sinfonia, fra tutte le opere mahleriane è forse la più bella e certo la più celebre.

I brani scelti da Visconti per "Morte a Venezia", ed eseguiti nel film come in questo disco dall'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia sotto la vibrante
direzione di Franco Mannino, sono comunque tra quelli di più immediato ancorché sottile impatto. Abbiamo già accennato all'Adagietto, sublime quarto
movimento della Quinta, composta nel 1902. Ad esso si unisce il quarto movimento della Terza, del 1896. E mentre quello è una pura pagina orchestrale in
mezzo ad una sinfonia di cinque movimenti (il primo dei quali, tanto per restare in tema, è una Marcia Funebre), questo proviene da un contesto più
composito, di sei movimenti, ed è in pratica un LIED per contralto e orchestra dal titolo "O Mensch, gib Acht" ("Badate, o uomini!"). La voce solista, di
suggestivo e vellutato timbro, appartiene ad una grande cantante nordamericana di colore, Lucretia West.

Un microsolco della colonna sonora del capolavoro visconteo non sarebbe stato però completo se, all'ombra della dominante personalità di Mahler, non vi
fossero entrati altri tre movimenti musicali di varia origine. Uno è la canzone dei cantastorie "Chi con le donne vuole aver fortuna". Un altro è il celebre brano
pianistico "Per Elisa" di Beethoven. Il terzo, particolarmente suggestivo, è la "Ninna Nanna" di Modesto Mussorgski che sullo schermo annuncia la morte di
Aschenbach. La canta Mascia Predit, un indimenticabile soprano che Visconti, girando il finale del film, ebbe la lieta sorpresa di trovarsi tra le comparse.
Difficilmente una voce muliebre senza alcun sottofondo musicale avrebbe potuto meglio rendere l'angoscia di quell'estremo commiato dalla vita e dalla
bellezza.

GUGLIELMO BIRAGHI
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